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Autori del film - Fotografia - Corrado Serri
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Quando si va al cinema si decide di credere a quello che si andrà a vedere.

I due bambini protagonisti delle storie che Simone racconta in Treulababbu decidono anch'essi a cosa credere e a cosa no. A mio parere la loro innocenza e ingenuità si rapporta al mondo in modo da far sfigurare il disincanto e l'involontario cinismo degli adulti con cui convivono. Efisio e Vincenzo decidono di ribellarsi alle regole imposte in modo poco chiaro dai loro genitori e dalle circostanze.

Non c'è un modo giusto di mettere in immagini una storia, e spesso anche nel cinema ti vengono in mente in modo istintivo delle regole da seguire, perché te le hanno insegnate, perché nascono dal mestiere che hai maturato, o da altri film che hai visto. Questo è sempre un punto di svolta, è il momento in cui devi essere lucido e immerso nella storia che il tuo regista sta raccontando e trovare il modo di aiutarlo rimanendo il più aderente possibile alla sua visione. Queste decisioni sono anche il momento più creativo.

Girare immagini che siano solamente belle oggi è fin troppo facile, non è quello che mi piace che mi si chieda.

Sempre - ma veramente sempre - devi girare con poco tempo, col sole nel punto sbagliato del cielo, senza gli strumenti migliori, coi compromessi di quelle inquadrature che avresti voluto diverse, ma non potevi riprendere le scie degli aerei sul cielo o i cavi elettrici che tagliavano la valle, e magari nel take dove l'attore ha dato il meglio di se tu non hai mosso la macchina da presa in modo altrettanto magico, o il tuo assistente è arrivato tardi con la messa a fuoco.

Tutte scuse, e sullo schermo non ci vanno le scuse, né la premessa che non avevi abbastanza soldi quando hai girato il film. Devi sempre essere cosciente di aver fatto del tuo meglio con quello che avevi, che il tuo regista e produttore sono stati in grado di mettere nel film.

Non ricordo se era il 2006 o 7 - chiedete a Simone - quando girammo Sa Regula: ci potevamo permettere solo due settimane di riprese, pellicola Fuji e una serie di lenti che non era un gran che. Venne fuori un cortometraggio un po' fuori misura, lungo 40 minuti, così che girò molto poco i festival, ma parecchie furono le proiezioni locali e gratuite non solo in Sardegna, ma anche a Roma, Milano e mi pare Torino (o Venezia).

Allora Simone, non sufficientemente appagato dai rischi presi fino a quel momento, prese in mano la sceneggiatura del lungometraggio L'asino del diavolo. Non c'erano le condizioni per girare il film lungo, quindi decise di girare un altro film di media durata, e accoppiarlo a Sa Regula, così da avere finalmente un film da portare nei cinema. I due film hanno in comune i due protagonisti bambini che si trovano a disobbedire all'ordine costituito. E se in Sa Regula ci eravamo accontentati di salire sulla cima di un paio di tacchi d'Ogliastra, e di mettere un attore coraggioso dentro una Punto mentre questa si riempie fin quasi a sommergerlo, in questo secondo film si decise di girare una buona parte del film di notte, sia illuminando la gola di San Giorgio a Osini, dove Vincenzo ha un incontro decisivo per la sua avventura, sia percorrendo in lungo e in largo le province di Nuoro e Ogliastra per riprendere il viaggio magico del ragazzo in tanti luoghi spettacolari di cui Simone era innamorato. In questi posti abbiamo girato in notte americana, cioè in particolari momenti del giorno che poi abbiamo colorato in post produzione per simulare la luna piena. Non potevamo certo portare le luci artificiali oltre il passo Corr'e boi, o sul Supramonte di Orgosolo (a dire il vero qualche volta ci siamo riusciti), e anche potendo, per il nostro regista era importante far vedere come la Sardegna è una Terra di Mezzo dove un bambino può scalare le montagne per rubare un cavallo, dove due magiche creature lo possono aiutare a risolvere gli indovinelli che lo porteranno al cospetto di Oramala e poi volare via su una vasca da bagno. Non avevamo certo i mezzi per illuminare la notte sino all'orizzonte, e comunque non sarebbe stato il risultato giusto. La notte americana è stata per noi sia il modo più realistico che più magico di fotografare questa parte del film.

Rispetto a Sa regula, per L'Asino del Diavolo avevamo fatto grandi progressi: avevamo ben tre settimane per girare il film, pellicola Kodak questa volta e una serie di obiettivi che era tra le migliori allora disponibili in Italia.

 

So che nessuno di voi si alzerà prima della fine dei titoli di coda, ma se per caso dovete scappare perché avete parcheggiato male la macchina o perché a Roma la metro chiude vergognosamente presto (perché il film uscirà anche in continente, vero Simone?) lasciatemi ringraziare qui la mia truppa coraggiosa e generosa: l'operatore di macchina Andrea Treccani, gli assistenti operatori Isabella Sciacca, Gianluca Iaschi, Matteo Cosorich, Caterina Colombo, gli elettricisti Mario Miccoli, Diego Aresu, Maria Busolini, Simone Cusieri, i macchinisti Daniele Bonanni, Simone Murru e Andrea di Benedetto, il supervisore agli effetti speciali Rodolfo Migliari e, last but (not) least, il mio amico fraterno e anche digital colorist Christian Gazzi.


Autori del film - Fotografia - Corrado Serri



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